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CHI SIAMO

PERFORMING ART
... un percorso di ricerca

Fratelli Broche è un progetto di performing-art, teatro contemporaneo e divulgazione delle arti applicate con particolare attenzione al settore della moda d’epoca.
L’attività creativa dei Fratelli Broche si esprime in performance multiformi e sperimentali che includono spesso degli elementi di video e istallazioni e sono caratterizzate dall’utilizzo di oggetti vintage e moderni.

Raccontando le storie degli oggetti, riflettendo sul loro valore e la loro funzione, immaginando la loro provenienza, i Fratelli Broche esplorano i temi come la cultura e la civiltà, in quanto un oggetto nella loro concezione è sempre la rappresentazione di un fenomeno.

Debuttano nel 2007 con la performance Lo schiaccianoci dei Broche vincitore del Premio In-box 2009 Siena; lo stesso spettacolo è stato tra i vincitori del Festival Iceberg 2007, nelle selezioni speciali di Premio Scenario sempre nel 2007, in cartellone per Arena del Sole 2008 al Teatro delle Moline, Festival Lavori in Pelle danza 2007.

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In occasione della mostra FLUX-US nello spazio CUBO di Unipol durante il periodo di Arte Fiera 2016 presentano Filoconduttore, happening performativo a cura di Adiacenze riproposto successivamente in altri contesti tra i quali Zambest 2017, rassegna dell’Università di Bologna e nella rassegna PubbliCittà per Arte Fiera 2018.
Del 2015 sono la loro mostra FEMINA. Vita dagli abiti di Sveva Zamboni (Bologna, 1925-2014) a cura di Silvia Mei ad Adiacenze a Bologna e le performance connesse alla mostra. Nello stesso anno sono tra gli artisti vincitori del bando per progetti artistici del festival Archivio Aperto organizzato da Homemovies e Nosadelladue. Del 2017 è il progetto installativo RIFIUTI in collaborazione col fotografo Giuseppe Antony Di Martino nello spazio espositivo Adiacenze a Bologna e del quale fa parte la performance L’ECCESSO presentata durante la mostra presso Adiacenze nello stesso anno e successivamente a marzo 2019 presso il MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna, sempre a cura di Adiacenze all’interno della mostra “No, Oreste, No!” curata da Serena Carbone.